In Italia i tumori del colon-retto rappresentano per incidenza la seconda neoplasia nelle donne e la terza negli uomini. Il Rapporto Aiom “I numeri del cancro in Italia” stima per l’anno 2022 48.100 nuovi casi (26.000 negli uomini e 22.100 nelle donne, in crescita rispetto al 2020 rispettivamente del +1,5% e del +1,6%). Soltanto il 30% degli italiani si sottopone agli screening regionali per la ricerca del sangue occulto nelle feci, un esame che rientra nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e che soltanto nel 5% dei casi dà esito positivo. In sostanza, il 70% della popolazione rinuncia a un proprio diritto, che è quello di conoscere per tempo una eventuale positività e consentire un pronto intervento.
Il tumore del colon-retto, infatti, è spesso conseguente all’evoluzione di lesioni benigne (polipi adenomatosi) della mucosa dell’intestino, che nell’80% dei casi impiegano dai 7 ai 15 anni per trasformarsi in forme maligne. Un tempo sufficientemente lungo per riuscire a prevenire la neoplasia, intervenendo con una semplice asportazione endoscopica dell’adenoma.
L’epidemiologia della malattia sta progressivamente cambiando, interessando in modo crescente fasce più giovanili della popolazione, e le conoscenze sulla trasmissione ereditaria della malattia sono evolute, consentendo di identificare una sottopopolazione di pazienti a rischio aumentato, che beneficiano di terapie peculiari alle quali si osserva spesso una risposta molto significativa. Le nuove opzioni terapeutiche consentono di identificare popolazioni sempre più numerose in cui non è necessario un intervento chirurgico demolitivo, o addirittura che è possibile guarire senza la necessità di un intervento chirurgico.
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